Una sfida con l’arte per tornare nella mia città a Venezia, presso la Collezione Peggy Guggenheim e ritrovare Max Ernst, lasciato nel lontano 1988 con la maschera, o meglio il tableou vivent, “La vestizione della sposa”.
Ho detto una sfida, sì perché ho cercato di rendere la complessità dei materiali che l’artista aveva creato per creare quella sensazione di disfacimento che aleggia in tutto il dipinto.
Eccomi allora alla presa con castapesta, vecchie pellicce e fili di nylon, velluti rossi e sete colorate da legare tra di loro, cucire e sdrucire fino ad ottenere un risultato che richiamasse le sensazioni dell’originale.
E poi via!, per strada… qualcuno l’azzeccava, altri citavano pittori assai improbabili, altri ancora lo guardavano perplessi.
Ovviamente non è mancata la ormai tradizionale espressione da parte di qualche donna veneziana che, dopo averla vista, tirava indietro la testa, si portava le mani al petto e unrlava “Mària, che impression!”